mercoledì 2 dicembre 2009

la Taranta esperienza di drammatizzazione

"La Taranta: ovvero dei sistemi di cura" - Performance teatrale sonoro musicale integrata

Premessa di scenario

In riferimento alla tradizione popolare terapeutica del fenomeno del "Tarantismo" (cfr. "La terra del rimorso" Ernesto De Martino e il “Tarantismo" stesso autore), i laboratori di musicoterapia del Centro di Riabilitazione Opera don Guanella di Roma proposero nel 2007 un viaggio con un gruppo di ospiti, all'interno della ricostruzione storica del fenomeno.
L'evidente drammatizzazione contadina finalizzata a risolvere i conflitti e traumi psicologici, reintegrando il "tarantato" nell'ordine sociale, offrì ai musicoterapisti la possibilità di realizzare una drammatizzazione attingendo al patrimonio di ricerca etnomusicologica, partendo dallo studio di Jervis, Jervis Comba, Carpitella, D'Ayala e lo stesso De Martino.
Nel "Tarantismo" la musica con il suo ritmo ridona vita alla persona con la sua caratteristica principale: il movimento.
La "Taranta' rappresenta il simbolo egemone intorno al quale costruire la drammatizzazione: musica, danza, colori, oggetti del rito e simbolismo stagionale sono coordinati e unificati nel simbolo della "Taranta"; così gli strumenti musicali cari alla tradizione popolare quali: flauto, organetto, tammorra, nacchere, violino, ciaramella, chitarra battente, chitarra, ocarina.
La Pizzica Tarantata è una danza terapeutica popolare che ha origine nell'antichissimo rito di guarigione delle "Tarantate", durante la funzione religiosa della messa esorcismo del 29 giugno, che si svolgeva e si svolge tuttora presso la cappella di San Paolo a Galatina, santo protettore di tutti coloro i quali sono morsi da animali velenosi.
Pertanto, si pensò ad un libero adattamento di una farsa del 1794 tratta dal saggio di Emesto De Martino "La terra del rimorso Il sud, tra religione e magia” - Net Quality Paperback 2002.
La farsa venne rappresentata a Firenze nel 1794 dalla compagnia degli Andolfati. Si tratta di una satira contro una medicina fatta da ciarlatani e impostori, "ma non priva di interesse come documento di costume e di un certo orientamento della media opinione dell'epoca sulla questione del tarantismo".

In breve la storia:

L'azione è ambientata a Taranto, dove nella casa di un ricco avaro si introduce l'innamorato della figlia, già promessa sposa ad un uomo anziano, avaro e ricco anche lui.
Lo spasimante trova la casa a soqquadro, perché il futuro suocero è stato morso dalla tarantola mentre cercava nello scrigno del fratello morto oro e gioielli: l'eredità.
Avaro com'è, il tarantolato non vuole pagare i medici che dovrebbero curare la sua crisi. I medici ciarlatani cercano in vari modi di spillargli più soldi possibili.
L' innamorato, per entrare nelle grazie del futuro suocero, si occupa dell'onorario dei medici, i quali a nulla riescono per guarire questo tipo di male. Riesce anche a svergognarli mostrando l'efficacia della "cura tradizionale", la cura mediante i suoni.
Quindi inizia la cura con I"esplorazione" sonora fino alla completa guarigione ... e tutti vissero felici e contenti.
Il giovine rivolto al pubblico "questi signori (i medici ciarlatani) sanno benissimo che il male del nostro signor... è una morsicatura di tarantola, ragno che nascendo particolarmente in Taranto viene denominato così. La musica è la sola medicina che adoprasi in tali incontri. Si tentano vari strumenti, finché si trova il suono che sia più analogo alla tensione dell'ammalato: si principia dal suono del flauto, che è più dolce, si passa al suono del violino che è suono acuto, ma questi due per lo più non hanno bastevole forza per essere troppo delicati. Si viene allora a istrumenti grossolani e strepitosi, li quali non mancano mai di produrre l'effetto desiderato. L'infermo comincia a ballare, e balla con tanta veemenza che per la stanchezza è costretto a cadere a terra; allora è guarito; trovasi la parte morsicata sgonfia interamente e sanissima. Mentre chei balla, ballano ancora le varie tarantole che sono in quella casa se ve ne sono, e ballano sinchè crepano tutte. Si avverte ancora che con l'ammalato bisogna che ballino i circostanti ancora s'egli lo vuole,
altrimenti s'inquieterebbe con molto danno. Questè la vera e semplice medicatura per i morsicati della tarantola ".

Modalità di intervento

Nella nostra attività drammatica, offriamo delle occasioni che permettono di superare quelle incapacità che la disabilità, a tutti i livelli, comporta.
Il nostro fare "teatro" non pensa in termine di stile teatrale, ma il teatro viene pensato come una possibilità in più per il partecipante problema, come ulteriore strumento di comunicazione.
Il partecipante problema ripercorre nell'attività drammatica, oltre alla storia culturale, la storia relazionale che stabilisce con gli altri: il gruppo azione e il probabile pubblico.
La nostra attività si affianca ad altri laboratori (terapia occupazionale, logopedia, arti e mestieri) e permette di realizzare occasioni, di potenziare quello che ognuno ha dentro.
Non è la realizzazione finale più o meno riuscita quello che interessa; preme che i partecipanti siano i soggetti della storia vissuta in quel momento e in quello spazio.
E poi, ben venga il sincero piacere e applauso dello spettatore, che tornando nel proprio contesto di vita ,non riuscendo a staccarsi dalle sensazioni provate durante la performance, avrà raccolto la testimonianza della carica umana degli “attori”, che, quando riescono ad esternare la propria interiorità, mettono a dura prova la nostra.
Il pubblico viene accompagnato in un mondo inimmaginabile, quello di un tarantato, in cui l'immaginazione si scatena e vede quello che nessun racconto verbale sarebbe stato in grado di raccontare: anche se trattasi di una farsa è pur sempre, con tutta la carica emotiva impressa dagli “attori”, dalle musiche e ritmi, lo spaccato di un mondo, quello di un “tarantato” .
La musica per la guarigione del tarantismo, non aveva una funzione di danza fine a se stessa, né di far divertire, (come oggi molta gente crede a causa di una errata comunicazione ) . Per i momenti collettivi c'era il ballo sociale che veniva utilizzato per le feste, i matrimoni. L'obiettivo della cura con i suoni era la soluzione del male.
La cura con i suoni seguiva precisi canoni di esecuzione. Costituiva uno strumento, come il lamento funebre ad esempio, di cui il popolo poteva disporre per riconquistare la salute perduta.

Oiettivi generali

1. allestire un contesto teatrale;
2. suddividere la rappresentazione in sequenze emotive;
3. ampliare l’aspetto emotivo con i sostegni sensoriali;
4. predisporre situazioni nelle quali far emergere le sensazioni e le risposte dei soggetti;
5. condividere nel gruppo, sostenuto e supervisionato, le emozioni della drammatizzazione;
6. programmare la generalizzazione e la socializzazione dell’evento.
7. elaborazione di una partitura informale.

Obiettivi individuali sui seguenti punti specifici (da elaborare in base ai partecipanti prescelti)

• consapevolezza degli altri: interazione positiva;
• sviluppo delle abilità comunicative;
• sviluppo della motricità grossolana attraverso la danza mimica;
• autodirettività – autostima;
• abilità di imitazione;
• integrazione sociale
• dialogo sonoro;
• sviluppo abilità percettivo – motorie;
• sviluppo comportamento attentivo positivo.


Obiettivi individuali sui seguenti punti specifici (elaborati in base ai partecipanti)

consapevolezza degli altri: interazione positiva; sviluppo delle abilità comunicative; sviluppo della motricità grossolana attraverso la danza mimica; autodirettività autostima; abilità di imitazione; integrazione sociale dialogo sonoro; sviluppo abilità percettivo motorie; sviluppo comportamento attentivo positivo.

Strategia

• Ricerca storiografica, geografica, sonoro musicale.
• Il contenuto è stato inserito in una "CANTATA POPOLARE" (una storia di contadini, rifacimento ad
tematiche proprie del cosiddetto "TEATRO POVERO") da apprendere ed eseguire, ed in una elaborazione
scenografica (la tarantola) e coreografica da costruire insieme. In questo siamo stati aiutati da un gruppo di
professionisti di ricerca etno musicale "AURIKO" nato a Roma nel 2003. Con un repertorio di canti della
tradizione italiana; alcuni di Avigliano (Lucania), tramandati oralmente; altro della tradizione lucana più
arcaica, della tradizione campana, pugliese e laziale con contaminazioni si suoni e ritmi che partono dalla
nostra realtà etnico culturale e sociale hanno composto una colonna sonora, eseguita live apposta per la
drammatizzazione.

• Per la gestualità ,le coreografie e i balli è stato di valido aiuto il contributo dato dall' antropologa ballerina, Prof.ssa Barbara Terenzi.

• Elaborazione di partitura informale.

• Elementi scenici elaborati e costruiti dagli stessi partecipanti: la tarantola costruita tramite una grancassa, le maschere dei medici ciarlatani, di Antoniotto (l'innamorato), Assuntona (l'innamorata), Don Amilcare (il padre).


Considerazioni

L’attività di drammatizzazione, fornisce, nel contesto musicoterapico, una risorsa straordinaria: nei partecipanti, sviluppano le abilità motorie, verbali e sociali; aumentano l’autostima, la sicurezza di sé e l’assertività; nei gruppi promuovono la tolleranza, il rispetto reciproco e la coesione.
La drammatizzazione della "Taranta: ovvero dei sistemi di cura" può essere considerata un intervento di musicoterapia a "cielo aperto": è la partecipazione di tutti, corale.
Come nella pratica rituale, in questo caso la taranta, l'obiettivo è di scongiurare le ansie di un esistenza precaria, la terra del rimorso "terra del cattivo passato che torna e opprime col suo rigurgito….”, per analogia, si può intervenire in una situazione problema con obiettivo il superamento degli schemi relazionali e riabilitativi orinai cristallizzati e ripetitivi.

• Particolari modalità di interazione con l'elemento sonoro ritmico musicale.

• Le riflessioni emerse all'interno del gruppo hanno consentito una progressiva maturazione delle modalità relazionali ed una messa a fuoco delle problematiche comunicative comportamentali.

• La drammatizzazione della farsa è stata l'occasione di far entrare in contatto due realtà: il gruppo problema e il gruppo di professionisti gli AURIKO e l'antropologa ballerina prof.ssa Terenzi.

• Suoni e ritmi studiati e approfonditi quelli degli AURIKO, con suoni e ritmi arcaici quelli del gruppo problema.

La creazione di gesti e di segni, la verbalizzazione per la "rappresentazione" dei vissuti emotivi: la malattia, la morte, la morsicatura, l'amore, ha permesso alla drammatizzazione di essere veicolo comunicativo con il pubblico, stabilendo un complesso sistema di relazioni e valori: in un processo continuo di integrazione.
Integrazione: da un sistema "chiuso" come cambiamento verso sistemi aperti in un processo dinamico che non abbandona l'individualità all'interno del gruppo.
L'incontro dei partecipanti "attori", i nostri "musicisti" con il gruppo degli AURIKO, la coreografia studiata dall'antropologa ballerina ha significato una grossa valenza riabilitativa/integrativa: i suoni, i ritmi eseguiti dagli ospiti, il ballo si inserivano pienamente con quelli del gruppo di ricerca etno musicale.

Riferimenti bibliografici

Ernesto De Martino “La Terra del Rimorso” Il sud, tra religione e magia – Net quality paperback

 Emanuele Luzzati/Tonino Conte “Facciamo Insieme Teatro” Einaudi 1977
 Giorgio Sciaccaluga “Laboratorio Teatrale” editrice La Scuola 1982
 Franco Fornari “Psicoanalisi della musica” Longanesi & C 1984
 Garzantina della musica “la nuova enciclopedia della musica” 1983
 Marco Cabutto “La musicoterapia” XENIA 2000
 J.L. Moreno “Il Teatro della spontaneità” Guaraldi 1973
 Pierre Biner “Il Living Theatre” atti De Donato 1974
 Centro Studi Interdipartimentale in psichiatria della provincia di Cuneo “Follia a
teatro? O teatri della salute?” anno accademico 2004 / 2005
 Alessandro Pontremoli “Teoria e Tecniche del teatro educativo e sociale” Utet
università 2005







Francesco Pirone e Rolando Proietti Mancini

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