martedì 16 marzo 2010


P. e l’intervento di musicoterapia
Lo studio riguarda un intervento di musicoterapia con un paziente, P., di anni 35, affetto da ritardo mentale moderato, associato a disturbi della condotta scarsa tolleranza alle frustrazioni, aggressività e dell’umore; il quadro clinico è aggravato da un’emiparesi sinistra. Dal punto di vista relazionale, la situazione di P. è caratterizzata da: perdita dei confini di sé con confusione tra mondo interno e realtà, tra pulsione e desiderio, tra difesa ed adattamento.
P. è ospite da alcuni anni di un centro di riabilitazione per disabili intellettivi e il suo programma riabilitativo prevede tra gli interventi individuali anche l’inserimento in musicoterapia.
P. presenta una passione per l’Opera Lirica, che gli viene dal patrimonio culturale familiare, con un forte interesse in particolare per la Tosca.
S’ipotizza l’”uso” da parte di P. della fruizione dell'Opera Lirica – assunta a codice di comunicazione privilegiato - come una catarsi di affetti negativi o, ancora, un riconoscere gli aspetti negativi di una relazione.

Obiettivi dell’intervento:
Ricostruire e riorganizzare la vita interiore per accettare se stesso, gli altri, la realtà nel suo divenire; normalizzare il più possibile la sfera emotiva e far vivere positivamente le esperienze affettive, riducendo gli stati d’ansia e l’aggressività; migliorare la comunicazione, il comportamento e le relazioni; attivare/riattivare le abilità personali e le capacità espressive e relazionali.

Metodologia: mutuata dalla musicoterapia ricettiva individuale, che consiste nel portare il paziente, attraverso diversi tipi di musica e per gradi, a livelli psichici differenti. Le opere musicali scelte svolgono il ruolo di induttore specifico, di fattore di decondizionamento e ricondizionamento. Nel nostro caso è P. stesso a richiedere ossessivamente di ascoltare la Tosca e il Rigoletto. La durata dell’ascolto è ogni volta di circa 30/45 minuti, supportato dalla visione dell’Opera Lirica scelta.

P. è un originale “melomane”, non culturalmente e musicalmente preparato secondo le nostre concezioni, ma che possiede inconsapevolmente il “sentire” per le sfumature, il guardare oltre. Il forte interesse manifestato per l’ascolto dell’Opera ha permesso la costituzione di uno spazio dove potersi raccontare, aiutato dall’oggetto della sua passione: manifestando una richiesta di aiuto, di ascolto da parte dell'altro, acconsentendo l'accesso a idee e pensieri, facendo emergere sentimenti che hanno bisogno di esser espressi e condivisi.
Il suo approccio all’Opera Lirica è di ascolto empatico: è immersione nel significato simbolico proprio della musica, è poter manifestare i propri sentimenti e quindi la vita emotiva, malamente espressa nel contesto ambientale abitudinario. P. ascolta praticando una sorta di reverie contemplativa: ascolta vivendo il materiale morfologico come un gioco di forze, di tensioni, che sente come esperienze vissute da lui stesso per empatia.
L’Opera Lirica riflette la forma dei suoi sentimenti con significati che possono essere colti solo intuitivamente.

E’ lecito ipotizzare che l’ossessiva richiesta di ascoltare la Tosca e il Rigoletto sia funzionale a P. poiché queste opere contengono elementi di esperienze angoscianti – morte, separazioni e distruttività - non superate, che richiamano a propri vissuti, circolanti nella relazione con la figura materna, significando l’impossibilità di esprimere qualunque tentativo di autonomia e allontanamento.
Questo aspetto è anche suggerito dalla sua ansia di sapere chi verrà a riprenderlo quando è in setting, nonostante il suo desiderio di ascolto sia appagato.
P. trasferisce nella fruizione di “Tosca” il suo vissuto familiare composto da una serie di “amori infranti”? questo potrebbe essere anche il motivo della sua richiesta di continua rassicurazione: evitare sentimenti di abbandono, di angoscia e di frustrazione.
Si potrebbe pensare ad una problematica non risolta fra tre attori: lui, il padre e la madre. P. si identifica, infatti, alternandosi, in due figure del dramma: è Cavaradossi ed è al tempo stesso Tosca, per poi Tosca ritornare a rappresentare la madre; mentre Scarpia è il padre. Tosca ha esperienza tragiche di abbandoni, tradimenti e separazione, così di riflesso P., mentre i luoghi di azione dell’Opera Lirica rappresenterebbero gli spazi chiusi e angusti del vivere di P.
Possiamo così inserire la Tosca e il Rigoletto (e ultimamente anche il Trovatore) nella sua tensione ad emanciparsi, superando i sentimenti di abbandono e riannodando i fili perduti.

La Tosca e il Rigoletto, proprio per la loro struttura, si sono rivelate per P. elementi sonori contenitivi, capaci di assicurare un ambiente dentro cui è possibile intervenire interagendo con l’altro, protetto e garantito nell’espressione e nella comprensione, permettendo la comunicazione attraverso un processo regressivo.
La strada fin qui percorsa ha permesso di ritrovare, nella storia dell’ospite e nel vissuto sonoro manifesto, le situazioni ed i fantasmi che hanno potuto portare al comportamento relazionale distorto.
Si rileva in P. progressivamente un miglioramento della comunicazione con se stesso e una crescita delle motivazioni nel rapporto con gli altri, in istituto e in famiglia, consentendogli di ampliare stadi di consapevolezza.

P. ha trovato nell’Opera Lirica, al di là del piacere che ne ricava dall’ascolto, uno strumento per raccontarsi e trasferire emozioni, mettendo in atto un processo di riferimento all’inventario della propria memoria/emozioni e significati. L’Opera è una sorta di elemento transizionale a lui congeniale, che assume a chiave di lettura del suo vissuto passato e attuale.

Bibliografia: F. Fornari Psicoanalisi della musica, Longanesi 1984, P.L.Postacchini, A. Ricciotti, M. Borghesi Musicoterapia, Carocci 1997, Le forme dell’immaginario Psicoanalisi e musica a cura di Rosalba Carollo, Moretti & Vitali, 1998, D. J. Levitin Fatti di musica la scienza di un ossessione umana, Le Scienze 2008.

Elaborazione grafica digitale di Mimmo Epicoco, maestro d'arte, Opera don Guanella.

Poster presentato al XLV CONGRESSO NAZIONALE - SOCIETA' ITALIANA di PSICHIATRIA 11/15 ottobre 2009